Pagina di diario del 18 Aprile 2020 – Sassi di Matera
A volte all’alba soffio verso i lampioni per vedere se si spengono.
Il momento preciso in cui le luci delle vie si spengono per fare spazio al giorno è speciale: tutta la città è una torta con tante candeline, come quando da piccoli si spengono luci ed entrano i genitori con la torta per il nostro compleanno.
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Chissà se dall’altra parte della città qualcuno sta soffiando ai lampioni come me. Se ci inviamo magia e incanto, se fa come me “uno, due, tre…fffffffhhhh” sperando di indovinare ed essere soddisfatto ed esultare come se davvero dipendesse tutto da quell’ultimo soffio, come se in mancanza di quello la città non si sarebbe svegliata…
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Quando siamo liberi siamo infantili a volte, tanto potenti quando fragili. A volte siamo faro, a volte onda. E se mai fossi condannata ad essere sempre faro vorrei avere la fragilità dell’onda, quella capacità di destrutturarsi per adattarsi all’impatto e ritornare in sé diversa da prima, perdendo pezzi e sostanza, ritornando più leggera e anche se ferita sempre in grado di sanguinare nulla più che sé stessa.
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Se qualcosa deve mutarmi non sarà mai un esponente, ma sempre una radice quadrata.
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Due giorni fa per il mio compleanno ho desiderato questo e ho soffiato ai lampioni come se fossero candele.