Pagina di diario del 12 Luglio 2020 – Passignano sul Trasimeno
Ho un programma sproporzionato, esigente. L’ho fatto io pur sapendo che per me è troppo impegnativo. Sentivo di non avere scelta.
È sempre così. A circostanze eccezionali occorrono sempre reazioni eccezionali…il massimo sforzo è una spiacevole condizione necessaria.
Il tempo, per me, ha un’altra dimensione, meno estesa: precarietà costante.
Ma quando sono stanca vado a cercare cose confortanti. La foto del mio posto preferito, la bambola di pezza cucita a mano che profuma di affetto, piccoli ricordi del cuore nascosti nei cassetti, una tazza di tè nonostante i 30 gradi a luglio, il pelo soffice del mio cane…
Chiudo gli occhi per un attimo, e immagino una vita che non ho ma avrei tanto voluto. Non ho un programma per quella… è solo un sogno, un momento in cui immagino lenzuola di lino e un prato verde.
Un tramonto aspettato sul lago, mentre lo steccato di legno di casa profuma di vernice e sole. Passeggiate. Torte di mele, libri che sanno di carta ruvida letti su un’amaca sotto gli alberi.
Non ho un programma per il futuro. Ne ho uno solo per rimediare al passato ma addosso ho lividi che, nonostante il mio impegno, non si fanno curare. E lo sforzo apre ferite fresche e profonde, qui, nel petto e sulle spalle. Le vedo colorarsi di blu, scavare a mani nude nella schiena.